Bologna centro storico – Itinerario nel Quadrilatero, tra botteghe storiche e luoghi d’arte


Il Quadrilatero

Il “Quadrilatero” è un’area di antica tradizione artigianale e commerciale – delimitata da via dell’Archiginnasio, via Rizzoli, via Castiglione e via Farini – che ha avuto il massimo sviluppo nel Medioevo e ha mantenuto invariata nel tempo la sua vocazione.
Qui avevano sede le principali corporazioni di mestiere della città e le botteghe: la toponomastica stessa indica che fin dai tempi più antichi le strade prendevano il nome dalle arti e dai mestieri che vi erano esercitati.

Si tratta di botteghe nelle quali spesso, di generazione in generazione, le famiglie si sono tramandate il mestiere e hanno mantenuto in esse gli arredi e l’antica struttura, tanto da costituire veri e propri tesori artistici.
Potrete pertanto trovare panifici e pastifici, salsamenterie, cioccolaterie, drogherie, pescherie, fruttivendoli e negozi di specialità gastronomiche bolognesi.

In alcune delle storiche botteghe della zona è anche possibile gustare direttamente i piatti o i prodotti tipici locali come la mortadella, i tortellini o le tagliatelle fatte a mano. Anche al Mercato di Mezzo, il mercato coperto (accesso da Via Clavature o da Via Pescherie Vecchie), potrete acquistare prodotti enogastronomici direttamente dai chioschi alimentari e consumarli sul posto.

Oltre alla gastronomia troverete altre botteghe: antiche utensilerie, fiorai, gioiellerie, librerie e farmacie storiche.

Potete iniziare il percorso da via Orefici-Caprarie, chiamata anche la Strada del Jazz, lasciandovi alle spalle il Palazzo del Podestà. Qui, infatti, sono state posate a terra delle stelle di marmo dedicate ai grandi interpreti che hanno suonato in città negli anni d’oro del Bologna Jazz Festival, uno dei primi e forse più importanti Festival Jazz europei.

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La stella dedicata a Lucio Dalla

In via Caprarie n. 3, sulla facciata del palazzo, noterete la lapide della corporazione Arte dei Beccai (i macellai di un tempo).

via Caprarie 3_ Corp. Arte dei Beccai (macellai)

Prendete via Drapperie. In angolo, la lapide dedicata a Padre Olinto Marella.

La storia di Don Olinto Marella, sacerdote e cattedratico bolognese, narra di un uomo che lasciò gli onori del mondo accademico per mettersi dalla parte degli ultimi del suo tempo e della sua città, i bambini orfani del dopoguerra, fondando, nel 1948, “La città dei ragazzi”.
In quest’angolo, all’ingresso dell’antico mercato, negli anni ’50 e ’60, Don Olinto sedeva ogni giorno, con il cappello in mano, a chiedere l’elemosina per i suoi ragazzi, a cui dava da mangiare e un aiuto per costruirsi un futuro. L’opera di Don Marella continua ancora oggi.

Lungo via Drapperie e poi a destra, lungo via Pescherie Vecchie, incontrerete varie botteghe. In fondo a via Pescherie Vecchie, a destra, si accede a vicolo Ranocchi, dove ha sede l’Osteria del Sole, la più antica di Bologna. Qui si può portare qualcosa da mangiare da fuori e acquistare un bicchiere o una caraffa  di vino. Nel palazzo di fronte, una lapide ricorda che qui aveva sede la confraternita “L’Arte dei Salaroli” (vedi il nostro articolo dedicato a La mortadella e la Compagnia dei Salaroli).

In via Drapperie

In via Pescherie Vecchie e vicolo Ranocchi

Al termine di via Drapperie incontrerete via Clavature. Imperdibile è la visita del “Compianto sul Cristo morto” (di cui parliamo qui di seguito), nella Chiesa di Santa Maria della Vita. La chiesa fu fondata nel XIII secolo dalla compagnia dei Flagellanti, una confraternita di frati che, per penitenza, si flagellavano. Insieme alla chiesa fu costruito un ospedale per la cura e il ricovero degli infermi e dei pellegrini, uno dei primi ospedali pubblici in città.  Proprio di fronte alla chiesa, alcuni gradini conducono al Portico della Morte, lungo via de’ Giudei.

Il Portico della Morte prende il nome dall’attiguo ospedale (ora sede del Museo civico archeologico) fondato dalla “Compagnia di Divoti dello Spedale di Santa Maria della Morte”, confraternita che ebbe origine nel XIV secolo da una costola della vicina confraternita di Santa Maria della Vita. L’ospedale dava alloggio ai condannati a morte in attesa di esecuzione e ai malati gravi e incurabili.

Lo stemma della Confraternita si trova in angolo tra via dell’Archiginnasio e via de’ Foscherari.

Stemma Morte

In via Clavature, un bell’esempio di antiche case con sporti di legno, le case Schiavina.

Da via Clavature potete imboccare via Marchesana dove, sulla sinistra, noterete l’antica Torre dei Carrari.

Poco più avanti, la bella via de’ Foscherari conduce, attraverso il magnifico voltone dei Caccianemici, in via de’ Toschi.

Svoltando a destra, raggiungerete piazza Minghetti, dove si trova il Palazzo delle Poste (1903) e la statua di Marco Minghetti (1896) dedicata allo statista bolognese ed ex Ministro delle Finanze. Alle sue spalle il magnifico platano, uno dei più vetusti di Bologna. Dalla piazza è possibile vedere la parte alta della Torre dei Toschi, che svetta sopra gli antichi palazzi. Si tratta di una delle tante torri inglobate negli edifici, una volta dismessa la loro funzione iniziale (vedi nostro articolo Itinerario alla scoperta delle torri medievali).

Da piazza Minghetti si accede a via Farini, dove si trova uno dei vari accessi alla Galleria Cavour, con negozi d’alta moda e boutique internazionali.

Poco più avanti, a destra, via dell’Archiginnasio con il Portico del Pavaglione. Da vedere le aule e la biblioteca dell’Archiginnasio con il Teatro anatomico e il Museo Civico Archeologico.

Nel tratto compreso tra l’Archiginnasio e la libreria Zanichelli, se guardate nella pavimentazione del portico, noterete delle ammoniti fossilizzate nella pietra sedimentaria. Un’ulteriore testimonianza che oltre duecento milioni di anni fa gran parte della penisola italiana era sommersa dalle acque.

Il Compianto sul Cristo morto

Nel cuore dell’antico quartiere del mercato, nella chiesa di Santa Maria della Vita, si trova un capolavoro assoluto della scultura italiana.
“Il Compianto sul Cristo morto”, opera in terracotta di Niccolò dell’Arca (1470), è il più sconvolgente complesso scultoreo di tutto il ‘400 italiano.

Si tratta di un gruppo composto da sette statue a grandezza naturale, di profonda commozione e di grande intensità espressiva:

Cristo, da poco deposto dalla croce sulla pietra dell’unzione, con la testa appoggiata su un cuscino, in un’immobilità silenziosa; Nicodemo, che ha ancora in mano le tenaglie con cui ha estratto i chiodi che fissavano Cristo alla croce; Maria Salomè, con il volto in lacrime e le mani strette sulle cosce; la Madonna, che si torce le mani, rannicchiandosi nel dolore; Giovanni apostolo ed evangelista, impietrito e ammutolito; Maria di Cleofa, che sembra voler scacciare la visione della morte, spingendo le braccia in avanti; Maria Maddalena, in piena corsa, mentre accorre con il mantello gonfiato dal vento.

La scena è angosciante e molto originale: per il dilagare appassionato del grido delle donne (altro che urlo di Munch! lasciatemelo dire…) e per la sua evidente distanza dall’immagine stereotipata di un Rinascimento classico e imperturbabile. L’artista grida con tutte le sue forze che l’arte è lo specchio delle emozioni umane e dunque può accogliere anche la disperazione, l’angoscia, il dolore estremo.

Gli itinerari di Barbara


Link interni:

Piazza Maggiore

La mortadella IGP e la Compagnia dei Salaroli

L’Archiginnasio di Bologna

Link esterni:

Opera di Padre Marella

Categorie:Gastronomia, I luoghi dell'enograstronomia, Itinerari a Bologna e Provincia, Itinerari in città e RegioneTag:, , ,

1 commento

  1. bellissimo!

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