La maschera di Palazzo Malvasia


In via Zamboni, a destra dell’ex chiesa di San Donato, un arco a tutto sesto segna l’ingresso all’antico ghetto ebraico.

Sotto il voltone, via del Carro. A sinistra via Canonica. Alle spalle, via Zamboni. (foto dal web)

Osservando la chiave di volta si noterà una minacciosa maschera antropomorfa in pietra arenaria.

Non è una mera decorazione: nei secoli XVIII e XIX si trasformava in una fontana, azionata solo in occasioni speciali dai conti Malvasia.

L’arco, infatti, è un prolungamento del neoclassico Palazzo Malvasia, come dimostra anche la presenza di un balcone in pietra proprio sopra l’inquietante volto con la bocca aperta.

Un sistema ingegnoso di tubi e pompe faceva uscire dalla bocca della maschera un fiotto di vino, che pioveva in abbondanza sul popolo. Il pretesto poteva essere la visita a palazzo di un ospite illustre o l’elezione a una carica politica di uno dei membri della famiglia.

I Malvasia, il cui nome deriva molto probabilmente dal commercio delle uve omonime, amavano coinvolgere i cittadini nei festeggiamenti è osservare divertiti il loro azzuffarsi per il vino offerto. A volte, per scherzo, dalla maschera poteva uscire anche del brodo. Fu l’architetto Francesco Tadolini, che ristrutturò il palazzo a metà del XVIII secolo, a realizzare questa insolita fontana, su richiesta di Giuseppe Malvasia, all’indomani della sua elezione a gonfaloniere di giustizia nel 1769.

Barbara Zoli


Tratto da: Davide Daghia, Bologna insolita e segreta.

Categorie:Bologna, Curiosità su BolognaTag:

1 commento

  1. È veramente una storia interessante, bello scoprire queste antiche usanze

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.