Monte Sole: la strage del 1944


Partiamo per il Parco Storico di Monte Sole. Il tempo è variabile ma l’aria è limpida e asciutta, perfetta per qualche foto di buona qualità. Ci andiamo perché vogliamo vedere ciò che resta di quei piccoli borghi montani e vogliamo ricordare anche noi quella che in tanti conoscono, più comunemente, come STRAGE DI MARZABOTTO, cioè l’eccidio più sanguinoso compiuto dalle SS naziste in Europa occidentale, durante la guerra del 1939-45,  nei territori di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno.

Strada per Monte Sole

Valle del fiume Reno dal pianoro che la separa da quella del fiume Setta.

Il tragitto è magnifico, tutto l’appennino ci accompagna fra monti boscosi e verdi vallate costeggiando il fiume Reno. Sembra un Eden e forse un tempo lo era, sebbene le storie delle popolazioni che lo abitarono per secoli narrino di vite semplici fatte di povertà, fame, fatica e sudore, ma nell’estate del 1944 questa terra smise certamente di esserlo per trasformarsi in un teatro di morte, di strage di innocenti.

Monte Sole-Monumento che ricorda l’eccidio

Monumento alle vittime (opera di Luciano Nenzioni).

Se il Parco Storico di Monte Sole non custodisse, con grandi cura e rispetto, il ricordo delle ferite profonde subite dalla popolazione lungo i suoi pendii, verrebbe spontaneo consigliarne la visita semplicemente perché il panorama offerto sempre dagli Appennini è incantevole e infonde un senso di pace, di grande respiro interiore.

Ma il Parco non è solo un richiamo naturalistico. Il Parco è memoria di guerra, di mesi atroci durante i quali le formazioni partigiane della zona combatterono strenuamente l’esercito nazista, mentre, da sud, avanzavano le truppe alleate il cui arrivo sembrava imminente.

I visitatori possono iniziare il percorso del Memoriale dal Centro Visite Il Poggiolo, punto di accoglienza con bar e ristorante, o dalla Scuola di Pace Monte Sole (info, opuscoli, pubblicazioni, attività culturali), da cui proseguire poi verso i resti dei luoghi in cui avvenne l’eccidio. Si può anche raggiungere la vetta del Monte Sole, su cui è posta la stele dedicata ai partigiani caduti nella zona durante la guerra di Liberazione.

Mappa di Monte Sole

Percorso del Memoriale: resti dei borghi e Via Crucis (opere dell’artista bolognese Luciano Nenzioni).

Fra pochi giorni, come ogni anno a partire dal 1945, sarà celebrato il ricordo dell’eccidio. Un ricordo che non può sottrarsi ai suoi numeri impressionanti.

Nella metodica operazione di bonifica finalizzata al massacro furono distrutte le vite di almeno 771 persone accertate, di cui 219 bambini (anche di pochi mesi) e adolescenti, 315 donne,161 uomini e 76 persone anziane.
Molti furono gli uomini che si salvarono fuggendo nei boschi per evitare fucilazioni e deportazioni, convinti che nessuno avrebbe fatto del male a donne, vecchi e bambini ed esortando, quindi, i propri cari a ripararsi nei luoghi religiosi. Divennero invece spettatori impotenti della distruzione delle loro famiglie, di quelle di alcuni sfollati, degli incendi delle loro case e di tutto il bestiame.

Sacrario di Marzabotto

Condotte casa per casa dai fascisti della zona, le SS naziste raggiunsero in una settimana l’apice della bonifica, iniziata nel mese di maggio e proseguita fino a novembre, su tutta la Linea Gotica, cioè quella zona-cuscinetto che doveva garantire loro una ritirata al sicuro dagli attacchi delle formazioni partigiane e delle truppe alleate.
Obiettivo: lanciare un “monito ai banditi e a chi avesse collaborato anche fornendo loro, occasionalmente o giocoforza, soltanto del cibo sottratto alle proprie misere tavole.
La lotta impari fra i nazisti e i partigiani della Brigata ‘Stella Rossa’, il nucleo operativo della zona che colpiva le truppe tedesche con le poche armi a disposizione (molti imbracciavano semplici fucili da caccia), aveva indotto i banditi a sciogliersi dopo l’uccisione del loro capo Mario Musolesi “Lupo”, avvenuta il 29 settembre a Cadotto, e ad abbandonare l’area distribuendosi fra altre formazioni lontane da Monte Sole. Pertanto, nei 7 giorni in cui si concentrò maggiormente l’eccidio, dal 29 settembre al 5 ottobre 1944, truppe di uomini infarciti di un’ideologia malata e deforme, molti dei quali giovanissimi, sterminarono, con l’aiuto dei fascisti, quasi esclusivamente bambini, donne e anziani.

Cimitero, borgo e chiesa di San Martino (nei pressi della Scuola di Pace Monte Sole).

Caprara di Sopra

Forse non serve specificare che, fra i tanti orrori compiuti in quei giorni, il giovane Don Ubaldo Marchioni, il primo dei cinque sacerdoti uccisi dalle SS, cadde sull’altare della chiesina S. Maria Assunta di Casaglia, mentre cercava di consumare le ostie contenute nella pisside che fu poi ritrovata fra le rovine coi segni lasciati dai proiettili; o, forse, che il parroco di Sperticano Don Giovanni Fornasini, che salì nuovamente verso Monte Sole consapevole dei rischi, fu decapitato e che i suoi aguzzini presero a calci la sua testa (nel film L’uomo che verrà la scena in cui salvò tre ragazze dallo stupro da parte dei nazisti); o forse…

… che la 17enne Bruna Zebri, incinta, fu anche sventrata e che la sua creatura fu infilzata dalle baionette; o, forse, che tutti i bambini furono strappati alle madri e fatti allineare davanti agli adulti perché fossero falciati per primi dalle mitragliatrici, in piena osservanza delle disposizioni stragiste impartite da Hitler e puntualmente eseguite dai suoi carnefici; o, forse, che il massacro fu reso ancora più devastante dalle bombe a mano lanciate, a più riprese, negli ambienti in cui i civili furono rinchiusi, finché non cessò anche l’ultimo lamento dei feriti; o, forse, che i corpi, le abitazioni, i luoghi religiosi e le stalle, coi loro animali, furono dati alle fiamme.
Forse.

Chiesa S. Maria Assunta di Casaglia, Cimitero di Casaglia e Oratorio di Cerpiano.

Nel dopoguerra pochi furono i condannati: la giustizia militare dell’epoca seguiva un orientamento pressoché uniforme in tutto il paese e mirava a punire soltanto i comandanti, considerandoli unici responsabili delle uccisioni e delle violenze, senza includere i loro collaboratori e gli esecutori materiali dei tanti massacri effettuati in tutta Italia.

Walter Reder, “il carnefice di Marzabotto”, fu catturato dagli inglesi a Salisburgo il 5 maggio 1945 e fu consegnato all’Italia. Nel 1951, a Bologna, fu condannato all’ergastolo dall’ex Tribunale militare territoriale per le stragi della Toscana e di alcune zone bolognesi, fra cui Monte Sole, ma scontò solo 40 anni. Nel 1967 inviò una lettera alla comunità di Marzabotto per chiedere il perdono, ma i cittadini non glielo concessero. Nel 1980 ottenne una semilibertà che scontò nel carcere di Gaeta. Sotto il governo Craxi fu scarcerato nel 1985. Rientrato in Austria negò di avere chiesto perdono: la lettera era stata scritta dal suo avvocato.
É morto nel 1991 senza mai pentirsi delle sue azioni.

A Brescia (1945) e a Bergamo (1946) furono condannati i fascisti che fecero da guida alle SS durante l’eccidio.

Il 16 aprile 2002 il Presidente della Repubblica tedesca Johannes Rau – accompagnato dal Presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi – si è recato a Marzabotto e ha chiesto scusa in nome del popolo tedesco.
Con legge regionale n. 47 del 20 ottobre 1982 è stato nominato il Comitato regionale per le onoranze ai caduti di Marzabotto, il cui primo compito era quello di controllare – grazie agli uffici anagrafici che nel frattempo erano stati ricostruiti – la causa esatta delle morti avvenute nel 1944 per accertare, nel limite del possibile, il numero esatto delle vittime della violenza nazista. Anche se sussistono ancora margini di dubbio e non tutti i casi esaminati sono stati risolti, è stato accertato che 775 cittadini di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno furono vittime della ferocia nazifascista. Il gonfalone comunale di Marzabotto è stato decorato con medaglia d’oro al valor militare. [Nazario Sauro Onofri, Storia e Memoria di Bologna]

Le SS fecero, sì, terra bruciata, ma non riuscirono a fare tabula rasa di quelle genti, della loro storia e della loro cultura. Alcuni bambini e bambine, rimasti orfani, sopravvissero e raccontarono per decenni ciò che subirono e ciò che videro. Ferruccio Laffi, per esempio, sta per compiere 94 anni e continua a raccontare sopraffatto, come sempre, dall’emozione. A 16 anni, ritenendosi già un uomo e quindi in pericolo, fuggì nei boschi. Fu l’unico a salvarsi di tutta la sua famiglia e fra i primi a ritrovarne ciò che restava.

Tutti loro, per il patrimonio storico e il sano monito che ci lasciano, meritano un commosso ringraziamento.

Cerpiano Oratorio 2

Oratorio di Cerpiano, “Angelo Custode” di Nicola Zamboni, Sara Bolzani e Laura Zizzi.

Stefania Ferrini


Link esterni:

Perché “Strage di Marzabotto“? (pagina web del Comune di Marzabotto. Storia, motivazioni, gemellaggi e approfondimenti).
L’eccidio di Monte Sole (fonte: Storia e memoria di Bologna).
Scuola di Pace Monte Sole (Formazione ed educazione alla pace, alla trasformazione non violenta dei conflitti, al rispetto dei diritti umani, per la convivenza pacifica).
“Quello che abbiamo passato” (testimonianze dei sopravvissuti fra cui Ferruccio Laffi – video prodotto dalla Scuola di Pace di Monte Sole – durata 45:22).
Oratorio di Cerpiano: il ricordo di Fernando Piretti (sopravvissuto a 9 anni).
Don Giovanni Fornasini, il parroco di Sperticano che andò incontro al martirio sul Monte Sole (durata video 9:22). Biografia: Storia e Memoria di Bologna.
Le sculture della Via Crucis (la rivalutazione dei luoghi da parte di don Ilario Machiavelli e le opere dell’artista bolognese Luciano Nenzioni).
Marzabotto: cronaca di un eccidio (durata video 37:27).
La giustizia tardiva in Italia (Oltre l’armadio della vergogna, durata video 20:04).

Categorie:Personaggi e Cultura, StoriaTag:,

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.