Museo Civico Medievale, Bologna


Il Museo Civico Medievale di Bologna, che ha sede dal 1985 in Palazzo Ghisilardi, è uno dei principali musei d’arte medievale in Italia ed è dedicato alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio artistico della città di Bologna e della regione Emilia-Romagna inerente principalmente il periodo che va dal XIII al XV secolo.

Percorriamo le sale del museo soffermandoci ad osservare le opere più significative:

Sale 1 – 2 – 3: collezioni di epoca moderna

La collezione del marchese Ferdinando Cospi contiene sia manufatti orientali che produzioni occidentali d’ispirazione soprattutto islamica. La raccolta del generale Luigi Ferdinando Marsili contiene strumenti scientifici e utensili per le armi da fuoco. La seconda e la terza sala sono interamente dedicate agli oggetti della donazione Pelagio Palagi.

Sala 4: le sculture del Palazzo della Mercanzia

Al centro della sala dominano le sette sculture, databili al 1390 circa, che un tempo occupavano gli oculi della facciata del Palazzo della Mercanzia, già antica Loggia del Carrobbio. Queste statue rappresentano la Giustizia e i Santi Patroni di Bologna, realizzati da artisti della bottega del veneziano Pierpaolo dalle Masegne, a cui va forse attribuita la figura della Giustizia.

La Giustizia e i Santi Patroni S. Domenico, S. Pietro, S. Floriano, S. Ambrogio, S. Petronio e S. Francesco
Arca funeraria di Bartolomeo da Saliceto (XIV secolo)

All’interno del palazzo sono visibili i blocchi di selenite dell’antica cinta muraria della città alto medievale (per approfondire leggi: La corte di casa Conoscenti e Le porte e le mura).

Collezione di ceramiche (Sala 5)

Sala 6: avori dell’Alto Medioevo e del periodo bizantino

Prosegue l’esposizione di oggetti, provenienti sia dal lascito Palagi che dalle collezioni Universitarie, che vede in questa sala manufatti in avorio di epoca alto medievale e bizantina, oltre al prezioso acquamanile duecentesco.

  • PERIODO STORICO: Secolo XIII
  • PROVENIENZA: Collezione Palagi
  • AUTORE: Bassa Sassonia o regione mosana
  • MATERIALE: Bronzo

Una delle opere più prestigiose della collezione Palagi, un acquamanile bronzeo proveniente dalle regioni renane, che raffigura un cavaliere. Questi oggetti, che svolgevano la funzione di versatoi, non solo venivano utilizzati quotidianamente durante i banchetti, ma anche nella liturgia della messa, quando nella parte finale dell’Eucarestia il sacerdote si purificava le mani.

La preziosa croce viaria ritrovata nell’ottobre 2013 durante i lavori di pavimentazione del portico della chiesa di Santa Maria Maggiore è un’opera che rientra nella tipologia di croci poste su colonne, che venivano collocate nei punti focali della città, a segnalare spazi sacri come chiese e cimiteri o di particolare aggregazione come i trivi o i crocicchi e le piazze. La croce ritrovata di Santa Maria Maggiore è di notevole interesse sia perché risultava tra i molti esemplari andati dispersi, sia perché è possibile datarla grazie all’iscrizione 1143, presente nel braccio destro (Leggi: Itinerario intorno a piazza Maggiore e Le porte e le mura).

La finestra della torre Conoscenti, inglobata nel palazzo del museo (leggi: Itinerario alla scoperta delle torri medievali).

Sala 7: oggetti a carattere sacro del XIII-XIV secolo

Entrati in questa grande sala si viene colpiti da alcuni oggetti che sono prospicienti l’ingresso: un basamento con quattro figure di Atlanti scolpito magistralmente all’inizio del XIII secolo nella pietra calcarea probabilmente in ambito bolognese, la statua di Bonifacio VIII e un piviale con scene della vita di Cristo e della Vergine finemente ricamato in filo di seta agli inizi del XIV secolo.

  • Periodo Storico: 1301
  • Provenienza: Bologna facciata del Palazzo della Biada
  • Autore: Manno di Bandino da Siena
  • Materiale: Rame battuto e dorato, bronzo fuso con anima di legno

La statua di Bonifacio VIII fu eretta nel 1301 sulla facciata del Palazzo Pubblico per volere del Consiglio del popolo, a testimonianza di un energico intervento di pacificazione del pontefice. Quest’ultimo, infatti, aveva determinato la fine della lotta che Bologna stava portando avanti contro Ferrara, per il controllo dei castelli di Bazzano e Savignano. In realtà, il progetto iniziale prevedeva l’erezione di ben tre statue: quella di Bonifacio VIII affiancata da quella di Carlo d’Angiò e del Capitano del popolo. In seguito si decise di realizzare solo quella del pontefice, non più in marmo, ma in lastre dorate su anima di legno.

La sua sfolgorante sontuosità, impreziosita da decorazioni traslucide ora scomparse, dovette contribuire ad esaltare gli effetti di suggestione iconica, al servizio di quel progetto teocratico che attirò al pontefice l’accusa di eresia da parte del re di Francia Filippo il Bello, suo irriducibile rivale.

  • PERIODO STORICO: Prima metà del sec. XIII
  • PROVENIENZA: Collezioni Universitarie
  • AUTORE: Ambito padano
  • MATERIALE: Pietra calcarea

L’opera probabilmente di provenienza locale ha suscitato varie interpretazioni sia in ambito stilistico, sia in quello cronologico. Altrettanto numerose sono state le ipotesi relative alla sua funzione: basamento per acquasantiera o per cero pasquale, oppure elemento strutturale inserito in un protiro di un portale o in un pulpito. Il richiamo alla cultura federiciana, l’accostamento alla scultura emiliana e a quella veneta, oltre che ai retaggi franco-mosani, hanno inserito a pieno titolo il basamento nei capolavori della scultura peninsulare della prima metà del tredicesimo secolo.

Il piviale (che deriva dal mantello da pioggia con cappuccio pluvialis) è noto come il “Piviale di San Domenico” per la sua provenienza dal convento domenicano bolognese ed è un magnifico esempio di paramento liturgico figurato di manifattura tessile inglese, realizzato su robusta tela di lino tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento.

Le figure che lo decorano, stilisticamente simili a quelle delle pitture gotiche coeve, sono realizzate in filati di seta colorati e fili metallici d’oro e d’argento in base a una particolare tecnica di ricamo molto elaborata, nota come Opus anglicanum, che è sorta in Inghilterra e che poi si è diffusa in tutta l’Europa medievale.

Queste manifatture così preziose erano spesso impiegate come doni per omaggiare alte personalità del clero in particolari circostanze diplomatiche. E in effetti anche il piviale esposto al museo fu donato dal re d’Inghilterra Edoardo I al cardinale domenicano Nicolò di Boccassio (1240-1304) durante alcune delicate mediazioni politiche e questi, divenuto papa con il nome di Benedetto XI (1303-1304), lo donò ai confratelli della chiesa di San Domenico di Bologna, dove fu conservato fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando passò ai musei ormai privo di cappuccio e stolone.
Fin dal Medioevo, questa tipologia di indumento religioso in forma di sopravveste semicircolare, venne indossata dai ministri del culto al di fuori della messa, in occasione di funzioni solenni.

Sale 8 – 9 – 10 – 11 – 12 – 13: monumenti funerari

Appena scesi nel piano interrato troviamo esposte varie forme di scultura funeraria.

Sepolcro di Matteo Gandoni (XIV secolo)

Queste sale sono dedicate ai monumenti funerari di età gotica durante la quale, il soggetto più utilizzato era quello del magister mentre impartisce la lezione ai suoi studenti. Si cercava in questo modo di rendere omaggio ai dottori di diritto canonico e civile e a quelli di medicina.

  • PERIODO STORICO: 1322
  • PROVENIENZA: Bologna, chiesa di Santa Maria della Pace
  • AUTORE: Ambito bolognese, (1322)
  • MATERIALE: Pietra calcarea

L’importante lastra calcarea conosciuta come Pietra della Pace era un tempo conservata nella distrutta chiesa bolognese di Santa Maria della Pace. L’opera raffigura la Vergine al centro, assisa in trono con il Bambino, entrambi con le braccia tese, nell’antico gesto dell’orante, che qui ha una valenza pacificatrice. Ai lati sono raffigurati i rettori degli studenti ultra montani e citramontani. La realizzazione di un tale monumento era inclusa nelle condizioni poste dagli studenti al Senato di Bologna, per normalizzare la situazione di grave attrito sorta tra lo Studium e il Comune. Infatti, il rilievo venne realizzato in tutta fretta, per celebrare l’inaugurazione dell’oratorio simbolo della pace ritrova.

Nella Sala 12, splendido il sepolcro di Lorenzo Pini, di Paolo di Bonaiuto, in pietra calcarea (XIV secolo).

  • ARTISTA: Jacopo della Quercia
  • REALIZZAZIONE: 1410

Si tratta di un’opera in terracotta con residui di policromia proveniente dal cortile di Palazzo Segni-Masetti. Essa precede di circa 15 anni la decorazione che lo scultore senese realizza per la Porta Magna di San Petronio, commissionatagli nel 1425 e rimasta incompiuta in seguito alla morte dell’artista (1438). Il linearismo gotico che ancora pervade il panneggio si ammorbidisce nel volto della Vergine e nel gesto affettuoso rivolto al Bambino.

Di Jacopo e bottega il museo conserva anche un trittico in bassorilievo raffigurante una “Madonna col Bambino” affiancata da angeli e santi (XVII secolo).

Nella sala più estesa del piano interrato, la Sala 13, sono esposte lastre sepolcrali che raffigurano un altro dei soggetti più rappresentati dalla metà del XIV secolo ovvero quello del defunto disteso nel proprio letto di morte che attende il giudizio divino.

Sala 15: bronzi e scultura rinascimentale

Al centro della sala è posizionato il bronzo fatto dal Giambologna come studio preparatorio per la Fontana del Nettuno che egli completò probabilmente nel 1564.

  • PROVENIENZA: Bologna, chiesa di San Domenico
  • AUTORE: Jean Boulogne, detto Giambologna (Douai, 1529- Firenze, 1608)
  • MATERIALE: Bronzo, patina marrone scuro

Il Nettuno qui esposto è uno dei bozzetti preparatori modellati dall’artista per la grande scultura della Fontana del Nettuno, identificato a Vienna e ricondotto a Bologna dal generale Luigi Ferdinando Marsili nel 1711. Esercizio di ardito virtuosismo, il nostro bronzetto presenta un artificioso risalto delle parti anatomiche e una minuziosa resa descrittiva. Nel modo di affrontare l’espressione del volto, concentrato e dalla forte tensione morale, è evidente l’omaggio tributato alla statuaria michelangiolesca, soprattutto al Mosè in San Pietro in Vincoli a Roma.

  • PERIODO STORICO: Seconda metà del secolo XVI, 1563-1564
  • PROVENIENZA: N/D
  • AUTORE: Jean Boulogne, detto Giambologna (Douai, 1529- Firenze, 1608)
  • MATERIALE: Bronzo

Proveniente dai Musei Universitari di Bologna, quest’opera della maturità di Giambologna è da collocarsi negli anni che vanno dal 1563 al 1564, cioè nello stesso periodo in cui l’artista era impegnato nella fontana del Nettuno. La statuetta con il Mercurio, che probabilmente doveva servire da modello per una scultura bronzea da porsi in cima ad una colonna nel cortile dell’Università, venne fusa nella fonderia dove Zanobi Portigiani stava lavorando alla grande scultura del Nettuno. L’idea che è alla base di questa composizione con il Mercurio nell’atto di spiccare il volo venne in seguito ulteriormente sviluppata nella versione spedita all’imperatore Massimiliano II nel 1564-1565 e nel Mercurio di Casa Medici, ora al Museo del Bargello di Firenze.

  • PROVENIENZA: Bologna, Convento di San Michele in Bosco
  • AUTORE: Alessandro Algardi (Bologna, 1595- Roma, 1654)
  • MATERIALE: Bronzo

L’opera è una delle poche che lo scultore bolognese inviò da Roma nella sua città di provenienza negli anni della maturità. Realizzata su commissione dell’amico, l’abate Taddeo Pepoli, superiore del convento di San Michele in Bosco a Bologna, venne dapprima alloggiata nella sacrestia della chiesa, per essere poi trasferita, prima del 1686, nella biblioteca del convento. Il gruppo scultoreo comporta una datazione posteriore al 1647, anno in cui l’artista assunse presso la propria bottega Domenico Guidi allo scopo di provvedere alla fusione in bronzo dell’opera, nel rispetto del modello algardiano. Forse, è proprio grazie ai suggerimenti del giovane, ma già valente allievo, se la scultura si presenta con i caratteri di elegantissima, ma laboriosa “macchina spettacolare”. Il motivo, la composizione e le figure della scultura traggono ispirazione da un dipinto eseguito da Guido Reni per la chiesa di Santa Maria della Concezione a Roma.

Il busto di Gregorio XIII Boncompagni si deve al bolognese Alessandro Menganti, abile scultore.

Sala 16: Dante e la miniatura bolognese

Questa piccola stanza contiene una decina di codici miniati, tra cui uno che contiene gli Statuti e le matricole della Società dei Drappieri realizzato tra il 1284 e il 1286 e un codice della Matricola della Società dei Merciai del 1303.

Sala 17: la Signoria Bentivoglio

In questa sala sono disposti gli oggetti appartenenti all’epoca della Signoria bolognese dei Bentivoglio dalla metà del XV secolo ai primi anni del secolo successivo. Di raffinata manifattura sono lo stocco di Ludovico Bentivoglio, il corno bentivolesco e la coppia di fiasche.

Sala 18 – 19: armi e armature

La sala 18 contiene un gran numero di armi e armature.

Nella sala 19 continua l’esposizione di armi e armature e la bellissima sella da parata del XV secolo. Subito all’ingresso della sala è stato posto un plastico che rappresenta Bologna alla fine del XIII secolo quando era in pieno sviluppo ed aveva circa 50000 abitanti.

Bastone-fucile
  • PERIODO STORICO: 1440 ca.
  • PROVENIENZA: N/D
  • AUTORE: Manifattura della Germania Meridionale
  • MATERIALE: Legno rivestito di pelle e di lamine di avorio con tracce di colore

Questo tipo di sella da parata, particolarmente utilizzato nell’area tedesca, in Francia e nell’Italia settentrionale, è detto alla moscovita perché presenta il seggio, privo di arcione, suddiviso nella parte posteriore in due alette inclinate. La sella, resa un oggetto di lusso grazie al rivestimento in avorio intagliato e dipinto, mostra una decorazione che fa riferimento a temi cortesi e cavallereschi: oltre al gentiluomo e alla dama, vestiti con abiti del tempo, è possibile leggere una scritta in tedesco “io non mi rallegro; meglio che oggi, domani”.

Sala 20: la collezione orientale

Di notevole pregio anche i pezzi della collezione di Ferdinando Cospi, fra cui spicca una brocca finemente decorata.

  • PERIODO STORICO: Periodo mamelucco (regno di Qalawun 1279-1290)
  • PROVENIENZA: Museo Cospiano
  • AUTORE: Manifattura egiziana o Siriaca
  • MATERIALE: Ottone battuto, inciso e incrostato in argento

La brocca è uno degli oggetti più significativi dell’arte toreutica islamica della fine del XIII secolo. Si presenta composta da un corpo con spalla arrotondata, poggiante su un piede strombato con base e collo rimaneggiati, ed il manico montato come un secondo versatoio. Iscrizioni elogiative ed encomiastiche in stile cufico o corsivo e rappresentazioni umane in agemina d’argento rivestono, insieme a motivi vegetali ed arabeschi intrecciati, l’intera superficie della brocca.

Portavivande

Sala 21: gli avori medievali, rinascimentali e barocchi

I manufatti che si trovano in questa sala comprendono avori medievali, rinascimentali e barocchi che sono in stretta relazione con quelli di epoche precedenti esposti nella sala 6.

  • PERIODO STORICO: 1400 ca.
  • PROVENIENZA: N/D
  • AUTORE: Bottega degli Embriachi
  • MATERIALE: Osso

Prodotto dalla bottega degli Embriachi all’inizio del Quattrocento, secondo l’inconfondibile tecnica alla certosina che si serviva di piccoli elementi geometrici in legni di vario tipo, osso naturale e colorato, il cofanetto riproduce la drammatica storia di Piramo e Tisbe, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio. La produzione di questo genere di cofanetti avveniva secondo una dinamica seriale orientata alla soddisfacimento di un gusto raffinato caratteristico delle principale corti italiane del tardo Medioevo.

Sala 22: collezione di vetri medievali e rinascimentali

L’ultima sala del Museo è interamente dedicata alla produzione vetraria dal Quattrocento al Settecento sia di provenienza muranese che straniera.

Barbara Zoli


“Courtesy Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica”.


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