Itinerario nel Frignano (Modena)


Pavullo nel Frignano

Per chi ama gli alberi monumentali, vorrei segnalare, all’interno del Parco Ducale, la presenza di un gruppo di 10 sequoie giganti con altezze che arrivano a superare i 25 metri. Un altro esemplare di sequoia monumentale è conservato accanto al “Pinone”, un monumentale cedro del Libano, che è stato in parte danneggiato da eventi atmosferici.

Lavacchio

Caratteristica è la chiesetta di Sant’Anna del 1522, con il campanile posto nel mezzo della facciata.

Il piccolo borgo, fortificato a più riprese, diventa nel 1242 uno dei maggiori punti difensivi della zona. La torre-vedetta dell’XI secolo, si trova nei pressi della chiesa.

Dal 2020 il borgo è sede della Biennale d’Arte “Sui Muri di Lavacchio”, progetto a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pavullo nel Frignano, e della Biennale di Poesia inserita nel ricco cartellone del Poesia Festival.

Il Castello di Montecuccolo

Il Castello (del 1027), al centro dell’antica provincia del Frignano, è arroccato su uno sperone di roccia a 873 metri s.l.m., insieme al suo piccolo borgo. D’aspetto medievale, con torri e mura dalle merlature guelfe, ha il suo nucleo originario nel mastio d’impianto quadrato, che sorge isolato sul punto più alto. Attorno al mastio crebbero nei secoli vari edifici residenziali e difensivi e tre cerchia di mura.
Il Castello fu centro militare e amministrativo e dimora dei Montecuccolo (poi Montecuccoli), feudatari imperiali del Frignano fin dal 1212. Vi nacque nel 1609 Raimondo Montecuccoli, famoso condottiero delle truppe Asburgiche, che fermò l’avanzata turca su Vienna  nel 1664.

Dal 1961 il castello è di proprietà del Comune di Pavullo nel Frignano, che dopo importanti lavori di restauro, ha realizzato al suo interno il Centro Museale di Montecuccolo (CeM) che comprende il Museo Naturalistico del Frignano “Ferruccio Minghelli” e varie mostre.

Ponte di Olina

Nel Comune di Pavullo nel Frignano è presente una struttura architettonica unica e incredibile, si tratta del Ponte di Olina. La struttura, ancora oggi, riesce a rendersi visibile in lontananza data la sua altezza vertiginosa.

La costruzione del ponte risale al 1522 e fu voluto direttamente dai Montecuccoli e dal podestà di Sestola, ma in realtà ne fu spinta la costruzione da parte dei signori di Firenze e Lucca, per fare del Frignano un “ponte” tra la Toscana e l’Emilia. All’epoca della costruzione, il ponte fu edificato secondo criteri molto avanzati per la tecnica del tempo, infatti, l’arcata ha una forma di tipo parabolico e sebbene porti un carico di peso enorme, la sua linearità rimane semplice, creando un’idea di leggerezza.

Ponte d’Ercole

Il Ponte d’Ercole, anche detto Ponte del Diavolo, è un monolito naturale di roccia arenaria a forma di arco, modellato dall’azione erosiva e millenaria di agenti naturali, che si trova tra i comuni di Lama Mocogno, Polinago e Pavullo.

Il nome di Ponte del Diavolo, che in passato si preferiva a quello d’Ercole, deriva probabilmente dalla forma ad arco rampante, simile a quella dei tanti ponti medievali che, per la loro arditezza, si pensava fossero opere del Maligno. La denominazione di Ponte d’Ercole potrebbe, invece, essere stata attribuita al monolito, per la sua maestosità, dalla fantasia mitologica degli antichi Romani che s’insediarono nei dintorni.

L’arco, lungo 33 m circa, ha una larghezza quasi costante di un paio di metri che tende ad ampliarsi fino a 3 metri all’estremità sud-ovest, mentre va riducendosi verso la parte centrale a meno di un metro.   L’estremità settentrionale della struttura è stata oggetto d’interventi dell’uomo che hanno portato alla creazione di una grande vasca per la raccolta dell’acqua scavata nell’arenaria naturale del macigno. La cavità ottenuta presenta alla base una buca di palo, che sosteneva verosimilmente una copertura, e tre grandi fori artificiali alle pareti. Su quello orientale doveva impostarsi un canale di alimentazione, forse collegato direttamente con la sorgente di Poggio Pennone o Monte Apollo, mentre altri due nella parete opposta dovevano servire per l’uscita dell’acqua, come testimoniano i profondi solchi generati dal suo scorrimento, riscontrabili alla base delle aperture. Una di esse è sormontata da una rientranza di forma quadrangolare, probabile alloggiamento di una paratia per regolare il deflusso.

L’area circostante il Ponte ha restituito diverse testimonianze di interesse archeologico, databili dall’età protostorica all’epoca medievale, compreso il rinvenimento di monete e monili di età romana, che testimoniano la presenza legata  soprattutto alla vicinanza del ponte naturale e della sorgente minerale. La sorgente dell’Acqua di Brandola, di tipo salso-iodico, fu utilizzata per scopi terapeutici sino al secolo scorso.

Il Ponte si raggiunge dalla Strada Statale n° 12, l’antica Via Giardini: circa 1 km a nord-est dell’abitato di Lama Mocogno, nei pressi di un’edicola votiva, s’imbocca una stretta ma agevole strada asfaltata (‘Via del Ponte d’Ercole’, come indica il cartello toponomastico); al termine dell’asfalto, lasciata l’automobile, una comoda sterrata consente di arrivare, in un quarto d’ora di cammino, al Ponte, immerso nel folto di un bosco di castagni e faggi.

Gli itinerari di Barbara


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