
Mario Medici, Marién
Gli amici lo chiamavano affettuosamente Marién al zopén, per la claudicanza causatagli dalla poliomielite all’età di 11 anni, ma il nomignolo non sminuiva certo l’innata arte di Mario Medici: quella del canto.
Marién fu uno degli interpreti più brillanti e melodiosi della Bologna del Novecento, un autentico menestrello in vernacolo e non solo.
Abile nella battuta pronta e amante della buona compagnia, soleva intrattenerla con la sua bella voce da instancabile show man… se c’era lui il locale si riempiva in poco tempo. Quando Marién iniziava a cantare tutti si zittivano e amici e pubblico si incantavano ad ascoltarlo. (cit. dal romanzo “Fredino” del figlio Alfredo Medici, ed. Pendragon, 2005).
Mario Medici canta in Piazza Maggiore (Foto: archivio Barbara Zoli)
Ma se Mario Medici era richiestissimo nelle osterie dove, con l’inseparabile chitarra, cantava fino all’alba per tutti (qualche malavitoso e qualche specialista della mossa inclusi), era altrettanto richiesto per cantare, meglio retribuito, nei Caffè-concerto della “Bologna bene” e sotto i balconi delle signore maritate e molto in vista della città.
Nell’Italia Fascista degli anni Trenta, fra i diversi mestieri che gli permisero di sopravvivere, Marién si arrangiò anche vendendo cioccolata senza la dovuta licenza. Scoperto, fu multato di 1000 lire e dovette rifugiarsi a Parigi, dove visse un periodo di grande nostalgia per le persone care che aveva dovuto lasciare nella sua amata Bologna, e, allo stesso tempo, di grande successo come chansonnier. Successo che gli fece sognare di stabilirsi definitivamente nella Ville lumière chiamando a sé la madre, la moglie Tina e il piccolo Alfredo.
Purtroppo, una serie di ostacoli infranse i suoi sogni e Marién dovette tornare in Italia. Il rientro, tuttavia, non fu dei più felici: per non aver potuto pagare la multa entro i termini di legge, finì rinchiuso per 20 giorni nel carcere di San Giovanni in Monte. Una vera beffa, visto che grazie a Parigi ora era finalmente in grado di pagarla, cla multa da méll franc!
Molti anni più tardi, nel 1975, intorno a quella piccola epopea nacque l’idea di comporre la bellissima “Parigi Milano San Żvân in Månt”, per merito degli autori del testo (il giornalista Italo Cucci e il paroliere Stefano Scandolara) e del figlio Alfredo Medici che ne compose la musica.
(Video: Stefania Ferrini)
Mario Medici nella vita si adattò a tanti lavori fra cui quello di verniciatore e di ambulante. Con la dolcissima e infaticabile Tina vendette per anni banane e frutta secca al mercato di Piazza Aldrovandi e, sempre con lei, gestì in seguito il bar dell’Accademia Corale del Teatro Comunale di Bologna fino al 1984, anno della sua morte. La moglie Tina continuò l’attività fino alla chiusura dell’Accademia che avvenne nel 1988.
Mario Medici e la moglie Tina cantano Come pioveva. (foto: archivio Barbara Zoli)
Mario Medici fu magnifico interprete anche dei brani scritti dall’amico Quinto Ferrari, uno fra i più grandi e amati cantautori dialettali della “vecchia Bologna”. Il Borgo San Pietro li vide nascere entrambi lo stesso anno, il 1907, e restare amici per tutta la vita. Ferrari affidava spesso e volentieri le proprie canzoni alla voce di Marién, per via di quel suo bel timbro sonoro che, contrariamente al proprio (squisitamente più intimista), amplificava la pregevolezza della vasta produzione artistica di Quinto.

Quinto Ferrari (dal web)
Marién cantò tutta la vita, accontentandosi di una discreta popolarità fra i bolognesi. Solo negli anni Settanta del secolo scorso riuscì a raggiungere un pubblico più vasto grazie all’eclettico figlio Alfredo, che lo convinse a incidere tre dischi in un ristretto arco di tempo, dal 1975 al 1978.
1. SCAMPOLI DI BOLOGNA – 2. IL TESTAMENTO – 3. IL MIO CABARET
Nel prossimo video si può apprezzare l’intensità espressiva di Mario Medici quando interpretava, con altrettanta maestria, canzoni classiche in italiano quali Vecchia ringhiera, Vernice e Dolce il dormire, tutte incluse nell’ultimo disco Il mio cabaret (1978).
(Video: Stefania Ferrini)
Il brano Scampoli di Bologna‘dà il titolo alla prima raccolta:
(Video: Fabio Scandolara)
Dalla prima raccolta è tratto anche il brano Il Samba del tifoso che negli anni Settanta risuonava allo stadio Dall’Ara, prima degli inizi delle partite, per “caricare adeguatamente la tifoseria”, come si legge in un articolo del Resto del Carlino.
Manoscritto di Stefano Scandolara, autore del Samba del tifoso (1975) (Foto: archivio Fabio Scandolara)
La bella voce di Mario Medici, detto Marién al zopén, è il lascito prezioso di un figlio di Bologna, un patrimonio storico, antropologico e musicale per tutti noi. Non solo quindi per i suoi nipoti (Barbara e Alessandro Zoli e Daniela Medici), non solo per chi ha fatto in tempo a conoscerlo (come chi firma questo articolo), ma anche per le generazioni future.
A partire dai suoi pronipoti.
Parola di BOLOGNA BLOG!
(Fonte: Il Resto del Carlino – Foto: archivio Barbara Zoli)

(Fonte: Il Resto del Carlino – Foto: archivio Fabio Scandolara)
(Fonte: Il Resto del Carlino – Foto: archivio Barbara Zoli)
Stefania Ferrini
I PERSONAGGI DI BOLOGNA BLOG
Si ringrazia:
- Il Resto del Carlino per il consenso a pubblicare i propri articoli dedicati a Mario Medici
- Archiginnasio di Bologna per la cartolina delle Due Torri utilizzata nel video Parigi Milano San Żvân in Månt
- Fabio Scandolara per il prezioso materiale fornito sul padre Stefano, paroliere di numerosi brani, molti dei quali scritti per Marién.
(Stefano Scandolara scrisse brani anche per Mina e Ornella Vanoni). - Barbara Zoli per l’ulteriore materiale, tratto dal suo archivio di famiglia, sul nonno Mario e sulla nonna Celestina Venturi.
Link esterni:
- “FREDINO“, ed. Pendragon, 2005. Romanzo autobiografico di Alfredo Medici (musicista e pittore)
- QUINTO FERRARI – “La Madunénna dal Båurg San Pîr” (La Madonnina del Borgo San Pietro)
Ho già commentato su Facebook. Saluto tutta la famiglia Medici. Prof. Ugo Corsi
"Mi piace""Mi piace"